Silvia Ziche, la maestra del fumetto

INCONTRARSI IN UN’INTERVISTA CON SILVIA ZICHE

Più che un’intervista è una confessione, non della protagonista ma del tutto personale. Quando sognavo di essere una fumettista, mi piaceva quel carattere comico, femminile e intelligente delle sue vignette. Ho scoperto Silvia Ziche dai Topolino, precisamente da un personaggio Amelia. Lo so dirai: è una strega, da Napoli, molto somigliante …a me, ma in quel momento quella papera storica mi ha presentato un’autrice di fumetti, che divenne il mio mito.

Difatti sono cresciuta tra i diari della Smemoranda e il tabloid Comix; ho seguito tutti i suoi personaggi da Alice a quel paese alla signorina spilungona Lucrezia, fino a oggi che la ritrovo al passo coi i tempi della nuova comunicazione sui social media. Come autrice dei suoi fumetti che si racconta sempre con eleganza e sagacia.

Recentemente scrivo di donne che si fanno strada nel fumetto, sempre più numerose e contare sulla sua disponibilità era importante. La ringrazio di aver “squarciato” il mio magazine con la sua presenza che sarà d’ispirazione alla community tutta al femminile d’Instagram.

UN INCONTRO DIGITALE: L’INTERVISTA

  1. Dove nasce la comicità di Silvia Ziche?

Più o meno arriva dall’osservazione delle persone, del mondo, di tutto quello che mi sta intorno. Parto dalla realtà, poi frullo tutto e ci tiro fuori una storia o una vignetta. Il web e gli smartphone aiutano molto, danno accesso anche alla parte più intima di molte persone, e forniscono infiniti spunti. Se c’è qualche particolare che attira la mia attenzione, può essere il punto di partenza per una vignetta. 

  1. Qual è l’approccio ai social media di una fumettista professionista?

Credo di avere un approccio molto dilettantesco. Sono nata e cresciuta in un mondo completamente diverso da questo. Non c’era il web, non c’erano gli smartphone. I social media sono una cosa con cui a un certo punto ho dovuto confrontarmi, perché improvvisamente tutto il mondo si è spostato lì: non esserci è un lusso che si possono permettere in pochi. Quindi mi sono organizzata e li ho affrontati, anche se non posso dire di averne capito del tutto il senso e i meccanismi. Vedo che i colleghi più giovani hanno un approccio molto più rilassato con i social. Cerco di copiare da loro, e imparare qualcosa.

  1. Nel fumetto italiano essere donna fa la differenza?

Quando ho cominciato a lavorare, a volte era più un peso: dovevo dimostrare di essere in grado di fare quello per cui mi proponevo alle case editrici. E dovevo continuare a dimostrarlo. Ora ci sono molte più donne che fanno fumetti, e vengono considerate e lette con più attenzione. Segno che per fortuna qualcosa è cambiato. 

  1. Cosa consiglieresti ai talenti del webcomics per fare il salto nell’editoria?

Se si riesce ad avere un grande seguito sul web, saranno gli editori a contattarti. Però è curioso che un fenomeno del web desideri ancora essere pubblicato su carta. Il salto nel futuro non è ancora riuscito del tutto. Stiamo vivendo un’epoca di transizione.

  1. Come vedi la nuova esigenza del fumetto di essere digitale?

Come dicevo prima, il mondo si è spostato sul web, e quindi anche il fumetto. E’ necessario passare dal web per esistere. E’ bello (ma anche spaventoso) affidare i propri lavori al web, perché possano essere visti da chiunque. Questa cosa prima non esisteva, è nata con il web e con i social: ognuno di noi ha a disposizione un enorme palcoscenico su cui esibirsi. Perché
la cosa funzioni, però, serve talento. Ma già il fatto che questa possibilità ci sia è miracoloso ed è qualcosa di assolutamente nuovo.